lunedì 29 maggio 2017

Clitocybe phaeophthalma

Castelli Romani, ottobre 2016; foto di EnzoF

Comune e diffuso, cresce a gruppi numerosi nei boschi dei Castelli Romani in autunno       
Di piccole dimensioni, ha un cappello ombelicato a maturità, con margine involuto, igrofano, striato per trasparenza con margine spesso odulato, irregolare, di colore bianco-crema, più scuro al centro e schiarente con tempo secco, lamelle spaziate, decorrenti, gambo cilindrico,  con filtro miceliare biancastro alla base, la caratteristica che consente il riconoscimenteo è il forte odore sgradevole definito da alcuni autori come di "pollaio"

  Fa parte delle Clitocybe, bianche tutte più o meno tossiche e di difficile determinazione, ma Clitocybe phaeophthalma si riconosce per il caratteristico e sgradevole odore di pollaio 

Current Name:
Clitocybe phaeophthalma (Pers.) Kuyper      

Position in classification:
Tricholomataceae, Agaricales, Agaricomycetidae, Agaricomycetes, Basidiomycota, Fungi
EnzoF                                                                                               

lunedì 22 maggio 2017

Suillus granulatus

Nome attuale:

Suillus granulatus (L.) Roussel

Sinonimi:

Boletus granulatus L.

 

Sistematica

Regno Fungi
Divisione Basidiomycota
Classe Agaricomycetes
Ordine Boletales
Famiglia Suillaceae

Genere Suillus

Specie Suillus granulatus 


Cappello 40 – 120 (160) mm, convesso, poi appianato, con orlo lungamente incurvato; cuticola eccedente e superficie viscosa, appiccicosa in maniera più evidente a tempo umido, completamente asportabile, con colorazioni dal bruno rossastro a marrone. Tubuli e Pori tubuli giallastri; pori inizialmente piccoli, tipicamente secernenti goccioline giallastre ( essudato ) dello stesso colore dei tubuli.

Gambo 10-30 x 35-90, cilindrico, a volte flessuoso o incurvato; ricoperto da una granulazione di colore giallo.

Carne soda e compatta nel giovane, ma presto molle, di colore chiaro, quasi bianca, immutabile al taglio, con leggero odore di fenolo e sapore mite.

Habitat comunissimo, cresce in associazione a Pinus sp dall’estate all’autunno. Molto abbondante nelle pinete dei Castelli Romani.

Commestibilità discreto commestibile da giovane, ma è necessario asportare la cuticola che ha proprietà lassative.

Note è probabilmente il più comune dei Suillus, conosciuto con il nome popolare di “ Pinarolo “ nome popolare usato un po’ per tutti i Suillus. La specie più vicina è Suillus collinitus che si riconosce per le fibrille più scure presenti sulla cuticola e la colorazione rosate dei residui micelari alla base del gambo, ma la confusione non ha nessun problema dal punto di vista della commestibilità.  





Enzo Ferri

Castelli Romani, maggio 2016

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Suillus collinitus

Suillus collinitus


 




Bibliografia:

Atlante fotografico dei Funghi d’Italia - Consiglio G., Papetti C., Simonini G. - AMB Trento

Fungi Europaei vol. 2 - Boletus sl - JA Munoz

Funghi d’Italia - Boccardo F., Traverso M., Vizzini A., Zotti M. (Zanichelli)

Indice Schede Micologiche – Archivio Generale AMINT

Aggiornamento, luglio 2023

lunedì 15 maggio 2017

L'angelo della morte (Amanita verna)

 Bianco in tutte le sue parti, l'Amanita verna è un fungo bellissimo, tanto bello quanto pericoloso. Caratteristica fondamentale per il riconoscimento sono le lamelle bianche e la volva molto grossa a forma di sacco e che ricopre una base del gambo bulbosa… ma che se non si sta attenti e non si estrae con delicatezza rimane interrata al momento della raccolta. Confondibile con Agaricus sp, che hanno il colore delle lamelle rosate che diventano presto scure. Bisogna fare molta attenzione un eventuale errore potrebbe essere fatale. Cresce nei boschi termofili, più frequentemente sotto latifoglie, ma non disdegna le conifere. Amanita verna è un fungo velenoso mortale, responsabile di causare la Sindrome falloidea. Alcuni autori riconoscono Amanita verna var. decipiens, caratterizzata da una diversa reazione al KOH (giallo vivo!) che sarebbe la varietà che si trova nei boschi della provincia di Roma, almeno tutte le prove eseguite dal sottoscritto sono risultate positive. 

Sindrome falloidea  

   Tra gli avvelenamenti potenzialmente mortali occupa il primo posto come frequenza, anche se probabilmente non è la più pericolosa. La dose letale per un uomo adulto di peso medio è soltanto di 50 grammi di Amanita verna fresca, per un bambino la dose è di appena 20 grammi. Contengono molte sostanze velenose, ma il danno è imputabile alle amanitine. 

   Il primo impatto è con l'apparato gastroenterico, sempre con una latenza non inferiore alle 8 ore, i sintomi sono: senso di pesantezza, nausea, vomito incoercibile, violenti dolori addominali e diarrea coleriforme con scariche frequentissime. Diarrea e vomito non permettono al paziente di reintrodurre i liquidi che si perdono. Fino a qualche anno fa le scarse conoscenze della patologia portavano spesso alla morte del paziente, oggi l'introduzione della reidratazione forzata permette di correggere lo shock ipovolemico ( causato dalla diminuzione acuta della massa sanguigna circolante, causata da forte perdita di liquidi ) e l'eliminazione delle amanitine circolanti. La seconda fase è dovuta all'azione tossica dell'amanitina sulle cellule epatiche dove provoca la necrosi cellulare. Si ha anche una disfunzione renale, che generalmente evolve positivamente, ma il danno maggiore è a carico del fegato. In passato il tasso di mortalità era molto elevato tra il 50% e l'80 % ma con la risoluzione del problema dello shock ipovolemico questa percentuale si è ridotta drasticamente ed oggi si assesta intorno al 7% ( fonte CAV Centro Anti Veleni di Milano ). Vista la gravità la terapia deve essere ospedaliera e iniziata il più precocemente possibile, si attuano diverse tipi di terapie combinate tra loro ( lavanda gastrica, carbone vegetale attivato, assunzione di liquidi per garantire un'adeguata volemia ovvero il volume di sangue circolante nel corpo ) questo combinato di terapia è detta diuresi forzata e si è rivelata la migliore arma terapeutica. Nei casi più gravi può essere necessario il trapianto di fegato.


Enzo Ferri

 

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Bolbitius titubans

Castelli Romani, maggio 2017; foto di EnzoF


Sinonimi
Bolbitius vitellinus                                                                                       

Comune e diffuso, cresce ai Castelli Romani in primavera e autunno                                                                                                       
Si riconosce grazie al bel colore giallo vivo o giallo cromo negli esemplari giovani, per l’esiguità della carne quasi ridotta alla sola cuticola, per l'aspetto viscidiìo e assenza di odore e sapore; il cappello e il gambo tendono a sbiadire a maturità. Cresce generalmente nei posti concimati


Funghetto che il più delle volte si incontra per caso, ai limiti del bosco o per prati, magari cercando orchidee. Ama i posti umidi e i terreni concimati dive pascola del bestiame


Current Name:
Bolbitius titubans (Bull.) Fr.

Position in classification:
Bolbitiaceae, Agaricales, Agaricomycetidae, Agaricomycetes, Basidiomycota, Fungi
EnzoF




lunedì 1 maggio 2017

Lepista panaeolus

Castelli Romani,ottobre 2016; foto di EnzoF


Sinonimi
Lepista panaeola

Cresce ai Castelli Romani in autunno 
Specie tipica dei prati o delle radure boschive, cresce in autunno anche inoltrato; è una bella specie, soda e carnosa, con una colorazione composta da tutte le sfumature del grigio, beige, sino al brunastro.Caratteristiche della specie sono quella sorta di guttule di varie dimensioni, un poco più scure, presenti soprattutto verso il margine del cappello; tipiche sono anche le lamelle facilmente staccabili, come in tutto il genere Lepista, l'odore è lieve gradevole e un po fruttato.
                                                                                                          
Fungo poco diffuso, cresce ai Castelli Romani nel primo autunno, nei prati, ai margini del bosco. Si riconosce per l'odore fruttatao, gradevole, sapore buono dolciastro che dopo un pò lascia un senso di pepato e la presenza di macchie sulla cuticola. A primo inpatto potrebbe ricordare Clitocybe nebularis


Current Name:
Lepista panaeolus (Fr.) P. Karst.

Position in classification:
Tricholomataceae, Agaricales, Agaricomycetidae, Agaricomycetes, Basidiomycota, Fungi
EnzoF

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